La cappella
L’attuale cappella di Sant’Agnese è stata realizzata nel corso dei lavori di restauro del 1954. Nelle “Constitutiones” Domenico Capranica menziona la cappella “costruita in altri tempi, la prima, come si asserisce, sotto l’invocazione di Sant’Agnese vergine e martire”, che aveva fatto riparare e risistemare presso la sua stessa residenza, e prescriveva che dovesse costituire il cuore del Collegio da lui fondato. Il vano tuttora conservato alla base della torre è ciò che resta di questa prima cappella agnetina.
Più tardi, a questo ambiente fu data una veste neoclassica, semplice ma elegante, e venne consacrato il 16 agosto 1775 da monsignor Piccolomini arcivescovo di Perge. Si trattava di una sala rettangolare ad angoli concavi, con le pareti ritmate da paraste tuscaniche e volta a padiglione. Sull’altare (ora trasferito nella cappellina della Madonna dell’Assunta) era collocato l’ovale raffigurante la Madonna col Bambino e S. Agnese intercedente, olio su tela dell’Unterperger oggi esposto nel vestibolo.L’ambiente attuale si presenta come un compiuto esempio del gusto neo-quattrocentesco nell’architettura sacra degli anni di Pio XII. In seguito agli ampliamenti, la nuova cappella ha assunto una pianta quadrangolare con abside su un lato, balconata della cantoria su quello opposto e soffitto a scomparti geometrici (croci e ottagoni entro quadrati; al centro lo stemma di Pio XII in rilievo) realizzato in noce con lumeggiature dorate su fondo in acero. I banchi in noce del coro sono disposti su due gradinate affrontate. Le pareti sono interamente rivestite di svecchiature in marmo botticino e portasanta, con una intenzionale rinuncia alla decorazione pittorica “ancora soggetta ad incertezze ed evoluzione”, come scrisse il progettista nel resoconto dei lavori. Fanno eccezione le vetrate policrome sul lato dell’abside, raffiguranti i quattro dottori della chiesa latina (San Gregorio Magno, Sant’Agostino, San Girolamo e Sant’Ambrogio ) eseguite – com’è scritto sulla prima a sinistra – su disegno del Pegrassi da Romeo Guarnirei e Carlo D’Alessandri, nel laboratorio romano dell’Istituto San Michele. Esse accompagnano l’affresco che ornava l’altare dell’antica cappella acquistata dal cardinale Domenico, in seguito staccato e collocato nel salone e infine qui rimesso in onore sull’altare al centro dell’abside con calotta a mosaico blu punteggiato d’oro.
La rappresentazione della Madonna col Bambino tra Sant’Agnese e un santo vescovo che presentano i cardinali Domenico e Angelo Capranica è attribuibile alla bottega di Antoniazzo Romano, e presenta formule derivate da opere come la Madonna in trono fra i Santi Paolo e Francesco nella Galleria di palazzo Barberini, del 1487, per il gruppo centrale, o la Sant’Apollonia della camera di Santa Caterina alla Minerva per la Santa titolare. Le stazioni della Via Crucis in bronzo sono di Guido Veroi. A seguito della riforma liturgica, tra il ’67 e il ‘69, l’area presbiterale è stata interessata da un sostanziale intervento di revisione, in adeguamento alle nuove norme liturgiche. Il progetto è dell’architetto Antonio Savioli e dello scultore Goffredo Gaeta, entrambi di Faenza, con la consulenza artistica dell’ingegnere Ignazio Breccia Fratadocchi e dell’architetto Andrea Cordero Lanza di Montezemolo. Fu rimosso l’altare a marmi policromi, sostituito da uno di minori dimensioni realizzato in marmo bianco, come l’ambone, entrambi isolati su una piattaforma di marmo nero Atlante. Al fondo dell’abside fu addossato il nuovo tabernacolo in bronzo-oro, decorato con i simboli eucaristici (firmato e datato Goffredo Gaeta 1969), che però riutilizza la portella in argento sbalzato e pietre dure del tabernacolo degli anni Cinquanta. La nuova sistemazione fu inaugurata il 21 gennaio 1970.