CELEBRAZIONE PER GLI ALUNNI DELL’ALMO COLLEGIO CAPRANICA
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Martedì, 21 gennaio1992
1. Il mio cordiale saluto al Signor Cardinale Sebastiano Baggio, Presidente della Commissione Episcopale per l’alta direzione di questo Almo Collegio Capranica, al Signor Cardinale Vicario Camillo Ruini, ai due Vescovi membri della Commissione Episcopale, a Monsignor Rettore e a voi, cari Superiori ed alunni di questo antico Collegio.
Ho aderito con piacere alla vostra richiesta di una mia visita, perché desidero confermarvi nell’amore e nella fedeltà al ministero del Vescovo di Roma e successore di Pietro, secondo la costante e sincera tradizione di questo centro di formazione.
Sono lieto che il nostro incontro avvenga in Cappella, nel contesto del canto dei Vespri. Tutto qui ci invita a pensieri gravi e solenni. Le parole dei Salmi, l’ambiente raccolto del tempio, lo stesso quadro che sovrasta il Tabernacolo, in cui si stagliano, accanto alla Madonna col Bambino, le figure di Sant’Agnese e di un Vescovo – forse san Nicola di Bari – e, alla base, i due Cardinali Domenico e Angelo Capranica, fondatore, il primo, di questo Collegio; realizzatore, il secondo, della volontà istitutiva del fratello. La loro presenza è stimolo per tutti voi, Capranicensi di oggi, a inserirvi nella corrente della ormai lunga storia del vostro Collegio: 535 anni dal Natale del 1456 e poi dai giorni del lontano gennaio 1457, in cui sorse il primo istituto destinato alla formazione sacerdotale di studenti poveri.
Cari alunni, con umiltà e coerenza, dovete sapervi fare discepoli di questa storia, che è vostra, raccogliendo le lezioni provenienti dai tesori di dedizione, di servizio, di santità, che i numerosi processi di beatificazione, riguardanti ex-alunni di questo secolo, documentano.
Conosco la mappa di impegno pastorale degli ex-alunni, non solo qui in Roma nelle parrocchie e nel servizio alla Santa Sede, ma anche in numerose diocesi d’Italia, con mansioni pastorali e di insegnamento nelle varie discipline teologiche; inoltre so che avete ex-alunni missionari ed ospitate anche alunni di altri continenti. Il Collegio onora così l’universalità a cui la Chiesa di Roma educa tutti i suoi figli.
2. I miei incontri con gli alunni di questo Almo Collegio sono sempre avvenuti nella vicinanza della memoria di Sant’Agnese. È stato quindi per me spontaneo ritornare, nelle riflessioni svolte in tali circostanze, sul senso del martirio e della verginità nel vostro cammino di formazione. Ribadisco tali insegnamenti alla luce del commento di Sant’Ambrogio, proposto dall’odierno Ufficio di Letture: «Natalis est virginis, integritatem sequamur; natalis est martyris, hostias immolemus. Natalis est Sanctae Agnetis, mirentur viri, non desperent parvuli, stupeant nuptae, imitentur innuptae».
Quest’anno vorrei soffermarmi a riflettere con voi sull’importanza del ministero ordinato nella vita della Chiesa e sulla necessità di disporsi ad accoglierne il dono con animo adeguatamente preparato. Il Collegio Capranica è sorto proprio per corrispondere a questa esigenza. Vorrei sottolineare stasera, cari Superiori ed Alunni, quattro dimensioni portanti della formazione al presbiterato.
3. Innanzitutto la preghiera. Deve essere assidua, fiduciosa, missionaria. Sappiate coniugare bene preghiera liturgica e preghiera personale. È un cammino da percorrere, nel Signore e col Signore, per tutta la vita; e, come scriveva S. Gregorio Magno, per essere maestri nella preghiera, bisogna impegnarsi ad armonizzare la fede con la vita: «Con quale animo oserà assumere il ministero di intercessione presso Dio in favore del popolo chi non sa al suo cospetto ottenere grazia coi meriti della vita?».
La seconda dimensione è costituita dallo studio delle discipline teologiche. Molte ore quotidiane, nel progetto formativo del Collegio, sono riservate ai vostri doveri di studenti, chiamati a divenire pastori sempre attenti ai progressi della ricerca nei vari campi della teologia. Lo studio sollecito e ben programmato, offerto ogni giorno al Signore, deve por tarvi a maturare frutti utili per il vostro futuro servizio alla Chiesa.
Coltivate la teologia con profondo spirito di fede: «Illum alloquimur cum oramus: illum audimus cum divina legimus oracula», ci ammonisce sant’Ambrogio. Solo così lo studio alimenterà la vostra contemplazione, sosterrà le opportune scelte di vita e vi metterà in grado di contribuire, a suo tempo, ad edificare la comunità cristiana.
Un’altra dimensione della formazione presbiterale è data dalla vita fraterna, che è insieme dono e meta da conseguire con sacrificio quotidiano. Ascoltate al riguardo, l’insegnamento di Paolo: «La carità non abbia finzioni: fuggite il male con orrore, attaccatevi al bene; amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno, gareggiate nello stimarvi a vicenda».
Un’ultima dimensione del cammino formativo è da ravvisare nell’impegno pastorale fuori dal Collegio. Tale servizio deve essere ben calibrato per non intralciare gli altri doveri. Se ben impostato, tuttavia, non mancherà di recare opportuno aiuto a determinate necessità della Chiesa di Roma e contemporaneamente costituirà un utile tirocinio per voi, presbiteri futuri o già ai primi passi nel ministero.
4. Carissimi, nel vostro cammino formativo fatevi prendere per mano dalla Madonna. La sua immagine materna è variamente presente nel vostro Collegio: non solo in questo bel quadro, attribuito ad Antoniazzo Romano, ma anche in quello che campeggia nella Cappellina mariana, che i capranicensi di tutte le generazioni hanno venerato sotto il titolo di Mater nostri itineris. Nel cortile-chiostro, poi, c’è la statua in bronzo di fronte alla quale, nel mese di maggio, sostate alla sera per elevare il vostro canto alla Mater dulcedinis.
Cari alunni, conservate sempre Maria Santissima nel vostro cuore, imitatela, aderite alla sua sollecitudine costante. Ascoltatene l’invito: «Fate quello che Egli (Gesù, il Signore) vi dirà». La Vergine Santissima, oltre che portare Gesù a voi, porterà voi a Lui.
Con verità teologica Maria Santissima è raffigurata col Bambino fra le braccia: Ella vi dona Gesù e, al tempo stesso, vi guida verso Gesù Eucaristia, centro della vostra vita personale e comunitaria, e verso Gesù-Parola di vita, viatico per il vostro quotidiano cammino.
5. Una parola ancora su quelle che tradizionalmente sono da voi codificate come le caratteristiche del capranicense: esse, oltre che dono del Signore, sono frutto del vostro impegno quotidiano per imitare il Maestro divino e prepararvi così ad essere umili e fedeli guide del popolo di Dio.
La chiarezza e la franchezza, innanzitutto: voi siete, tuttavia, consapevoli che tali atteggiamenti non s’esprimono nella professione di opinioni pedagogiche o teologiche personalistiche, ma nella fedeltà al Signore e nella limpidezza di intenzioni e di comportamento, a prezzo anche di qualche rinuncia a punti di vista discutibili.
Quanto alla libertà spirituale («libertas in Spiritu Sancto»), voi sapete, alla luce del capitolo 5o della lettera ai Galati, che non c’è vera libertà senza capacità di rinuncia, di sacrificio, di mortificazione. Solo così si riesce, tappa dopo tappa, a porre di fatto Gesù al primo posto, nel modo di pensare, di scegliere e di agire, testimoniando gli autentici valori cristiani e umani.
L’amicizia capranicense, poi, come ogni vera fraternità ecclesiale, non può essere attuata se non obbedendo e mettendo in pratica le parole del Signore. «Non giudicate» e quelle di Paolo «Non valutatevi più di quanto è conveniente, ma valutatevi in maniera da avere di voi un giusto concetto, ciascuno secondo la misura di fede che Dio gli ha dato». Non si dà, nella presente condizione storica, vera fraternità, se non ci si pone, con l’aiuto di Gesù, dal punto di vista giusto: quello dell’agàpe, di un amore crocifisso, che solo lo Spirito effonde nei nostri cuori.
Anche lo spirito romano deve continuare ad essere una caratteristica dei capranicensi. Il che implica un serto di virtù: apertura universale, fedeltà al magistero, missionarietà, longanimità, magnanimità.
6. Carissimi, in questo giorno di festa per voi, ma segnato ancora da grandi tribolazioni in tanti Paesi del mondo, vi invito a trasformare con me in preghiera le riflessioni fatte.
Chiunque, in questo momento, è sottoposto alla prova, possa ripetere le parole di san Paolo poc’anzi ascoltate: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?… Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati».
Sant’Agnese, vostra patrona, ha sperimentato in sé, nonostante la giovane età, la forza vittoriosa dell’amore di Cristo e, sorretta da tale interiore energia, ha potuto essere «più che vincitrice».
Vi sia essa modello di coraggio e di generosità in ogni vicenda della vita, così che anche voi possiate avviarvi incontro al vostro ministero, sicuri che «né morte né vita, né angeli né principati . . . né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio in Cristo Gesù Nostro Signore».
Amen!