DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI SUPERIORI E AI SEMINARISTI
DELL’ALMO COLLEGIO CAPRANICA
Sala del Concistoro – Venerdì, 19 gennaio 1996
Carissimi Alunni del Collegio Capranica!
1. Ci incontriamo anche quest’anno in occasione dell’ormai prossima memoria liturgica di sant’Agnese vergine e martire, Patrona dell’Almo vostro Collegio, che è legato al Vescovo di Roma da vincoli di comunione spirituale e pastorale da oltre cinque secoli. Saluto con affetto ciascuno di voi: saluto il Cardinale Vicario per le gentili parole rivoltemi a nome di tutti, i vostri Superiori, e ringrazio in particolare il Rettore.
Ci troviamo all’inizio della “Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani”, ed il pensiero va naturalmente alla Lettera enciclica Ut unum sint sull’impegno ecumenico, pubblicata nel maggio scorso. La vostra condizione di candidati al sacerdozio o di giovani sacerdoti, impegnati nello studio della teologia e al tempo stesso inseriti nella realtà ecclesiale e culturale della diocesi di Roma, vi chiama ad accogliere con particolare responsabilità il messaggio di tale documento, ispirato alla preghiera “sacerdotale” di Cristo: “Che siano una cosa sola” (cf. Gv 17, 21).
2. Ed è proprio sulla preghiera che desidero innanzitutto soffermarmi, per sottolinearne la costitutiva dimensione di supplica e di intercessione per la piena unità del popolo di Dio. Mediante la quotidiana celebrazione del Sacrificio eucaristico e della Liturgia delle Ore, ci inseriamo sempre più profondamente nella preghiera sacerdotale di Cristo, che, per la potenza dello Spirito Santo, attua in modo reale ed efficace quell’unità alla quale i cristiani, nella storia, sono chiamati a tendere senza stancarsi. Ugualmente nell’orazione personale, “in quell’intimo e personale dialogo che ciascuno di noi deve intrattenere con il Signore . . ., la preoccupazione dell’unità non può essere esclusa” (Giovanni Paolo II, Ut unum sint, 27).
Ma voi sapete che un’altra dimensione fondamentale dell’impegno ecumenico è quella dottrinale: “L’unità voluta da Dio può realizzarsi soltanto nella comune adesione all’integrità del contenuto della fede rivelata” (Ut unum sint, 18). Affrontare con spirito veramente cattolico gli studi teologici significa, dunque, preoccuparsi sempre di tale integrità, mantenendo la mente aperta ed attenta all’interezza del mysterium salutis e della sua comprensione.
3. Tanto la preghiera quanto lo studio si nutrono di dialogo: dialogo con Dio e dialogo con coloro che hanno esplorato il mistero. Quando il dialogo diventa un habitus allora è una spinta che promuove l’unità. Il dialogo “si situa al livello della natura della persona e della sua dignità… coinvolge il soggetto umano nella sua interezza . . . non è soltanto uno scambio di idee. In qualche modo esso è sempre uno ‘scambio di doni’” (Ut unum sint, 28). Carissimi, siate persone capaci di dialogare sempre, saldamente ancorate alla Verità rivelata da Cristo ed insegnata dalla Chiesa. Potrete allora porvi in ascolto degli altri, senza indulgere a finzioni n‚ cedere a compromessi.
4. Edificate giorno per giorno, nella stessa Comunità capranicense, quell’unità per la quale Cristo ha pregato ed ha offerto se stesso. Vano sarebbe, infatti, ogni impegno ecumenico, se non fosse accompagnato dalla fattiva volontà di vivere in comunione con quei fratelli che il Signore ci ha messo accanto. E pregate anche per me, per il ministero di unità (cf. Ut unum sint, 88-96), che il Signore mi ha affidato, “affinché‚ – come ho ribadito nell’Enciclica – possiamo cercare… le forme nelle quali questo ministero possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri” (Ut unum sint, 95).
Nel ringraziarvi per il vostro sostegno in favore di questa e delle altre intenzioni del Papa, invoco su di voi, per intercessione di sant’Agnese, doni abbondanti di carità e sapienza, in pegno dei quali imparto a ciascuno la Benedizione Apostolica, che volentieri estendo ai vostri familiari ed a quanti vi sono cari nel Signore.