All’inizio dell’anno formativo 2022-23, la comunità dell’Almo Collegio Capranica ha vissuto l’annuale esperienza degli Esercizi Spirituali. Tale esperienza, tempo di grazia in cui, come i discepoli, ci si ferma un poco ai piedi del Signore per ascoltare la sua parola e riposarsi dalle fatiche del ministero in vista del nuovo anno formativo (cf Mc 6,31), ha avuto luogo ad Assisi, nella Domus Laetitiae, con l’accoglienza dei Frati Minori Cappuccini. Ogni giornata è stata scandita al mattino dalla celebrazione delle Lodi alle ore 07.30, dagli spunti alle ore 9.00, cui seguiva il tempo per la meditazione personale, dalla celebrazione Eucaristica alle ore 12.15; al pomeriggio ogni giornata prevedeva una seconda riflessione alle ore 15.45, cui seguiva un altro tempo per la meditazione personale, i vespri alle ore 19.30, l’adorazione con la compieta alle ore 21.00.
A guidare gli Esercizi Spirituali è stato don Federico Badiali, docente stabile di Teologia Sistematica presso la Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna (FTER) e presso l’Istituto superiore di Scienze religiose Ss. Vitale e Agricola di Bologna, nonché segretario e tesoriere dal 2019 dell’Associazione Teologica Italiana, di cui è membro dal 2016. Ad accompagnare la comunità nei colloqui personali vi è stato anche p. Sandro Barlone S.J., padre spirituale del Collegio.
Accogliendo l’invito del rettore don Riccardo Battocchio, don Federico ha dedicato le sue riflessioni e offerto i suoi spunti sul Libro dei Salmi. Partendo dalla propria esperienza di studio e di meditazione, che ha portato alla stesura del testo “Voce e mente si accordino”. Un invito a pregare i Salmi (Dehoniane, Bologna 2021), don Federico ha esortato ad approcciare i salmi come testi non da ascoltare e meditare soltanto, ma da pregare. In particolare, seguendo l’ordine che è sotteso al libro dei salmi, emerge dai salmi 1 e 2, le due ante dell’unico “portale del salterio”, che un credente nel leggere il salterio, come tutta la Scrittura, non può arrestarsi alla lectio, ma deve giungere alla oratio e alla contemplatio. La frase che apre il Salmo 1 e tutto il salterio, “beato l’uomo che non entra nel consiglio dei malvagi […] ma nella legge del Signore trova la sua gioia” rivela che sempre sono poste dinanzi all’uomo due vie, una del bene e una del male, e la preghiera è il luogo per discernere dalla Parola di Dio la via giusta, nel contesto in cui si è coinvolti. Ma non è possibile cogliere la volontà di Dio, metterla in pratica ed essere felici, se non credendo nella parola del suo Messia, del suo inviato (cf. Sal 2); ciò che, soprattutto nei tempi di crisi, custodisce la speranza di salvezza è l’essere figli, il riconoscersi generati dall’amore, come Gesù dal Padre.
Su queste premesse don Federico ha invitato a cogliere, attraverso il Salmo 8, chi è l’uomo nel creato, ovvero un miscuglio di grandezza e fragilità: l’uomo è grande proprio perché riceve la “cura” di Dio, una cura “ontologica”, “storica”, “terapeutica”. Ogni uomo fa esperienza però anche della desolazione, e allora la preghiera dell’orante diventa “ruggito” (cf .Sal 21) che prorompe dal petto del servo di Dio che sperimenta l’abbandono di Dio, la dissoluzione, ed è accerchiato da “cani rabbiosi”; a questo grido Dio risponde, come ha risposto a Gesù nel Getsemani nell’ora angosciosa precedente alla cattura. Siamo chiamati, perciò a rendere grazie e a testimoniare il suo amore. L’uomo può camminare nelle giuste vie perché Dio è il suo pastore, che come un “tom-tom” indica sempre la via ma, assumendo le scelte dell’uomo, gli ricalcola il percorso per ricondurlo di nuovo a Lui. E a consentire al salmista e al credente di camminare sereno nelle sue vie, anche quando si fanno “valle oscura” è la certezza di poter dire a Dio: «tu sei con me».
Giovanni, [13/10/22 08:44]
Dio che parla a noi è inoltre la condizione di possibilità del riconoscere il nostro peccato e di ritornare a Lui. La dimensione penitenziale dei salmi, espressa nei Salmi 50 (49) e 51 (50) mostra Dio che rimprovera perché impariamo a fare il bene (cf. Is 1,10), ad essere grati per i doni ricevuti e a non peccare, in particolare con le nostre lingue, verso i fratelli. Peccare, stando alla teologia dei salmi, non è solo ribellione o trasgressione ma “mancare il bersaglio”; ma il salmista, ed ogni credente, anche nell’errore comprende di essere alla presenza di un tu, di Dio, che solo può perdonarci e concederci un nuovo inizio, ricreandoci. E chi è risollevato è chiamato ad essere testimone della misericordia una volta tornato a casa. Sì, perché il pellegrino, chiamato ad andare al tempio di Dio, rimane alla sua presenza dovunque si trovi ed è chiamato a costruire la Chiesa o, per usare le parole di Gesù a Francesco, a ripararla. E allora con fiducia nella potenza della parola di Dio andiamo ai fratelli per aiutarli ad incontrare Dio; confidando in Dio saremo beati.
Custode del dono ricevuto e carica di fede, la fede che basta avere come un granello di senape per far sradicare un gelso e farlo piantare in mare, come dice il vangelo della domenica, la comunità dell’Almo Collegio Capranica è tornata a Roma, per cominciare un anno in cui ascoltare la Parola di Dio e, in spirito di fraternità, annunciarla ad ogni uomo.