Lunedì 8 novembre, nella “Cappella Capranica” in Santa Maria Sopra Minerva, la comunità del Collegio ha celebrato l’Eucaristia in suffragio dei defunti della famiglia Capranica.
Riportiamo l’omelia del Rettore:
Per tutta la settimana, iniziando da oggi, la prima lettura della Messa sarà tratta dal Libro della Sapienza.
Oggi siamo in un luogo in cui la “sapienza” è di casa: siamo nella chiesa di Santa Maria “sopra Minerva” (Minerva, nell’immaginario classico, è la dea della sapienza); accanto a noi c’è il complesso conventuale domenicano, noto in passato anche come insula sapientiae; sulla piazza, di fronte alla chiesa, c’è l’elefantino disegnato da Bernini che sorregge l’obelisco egizio, con l’iscrizione del basamento che recita (traduco): «Chiunque vede i segni del sapiente d’Egitto scolpiti sull’obelisco, sorretto dall’elefante, il più forte degli animali, lo intenda come prova del fatto che è necessaria una mente robusta per sostenere una solida sapienza».
La vita all’Almo Collegio Capranica – quel collegio che il cardinale Domenico Capranica ha immaginato, che il fratello Angelo ha realizzato e che molti altri hanno contribuito a tenere in vita fino a oggi – dovrebbe servire anche per rafforzare la mente degli alunni, per renderla robusta e capace di sostenere “una solida sapienza”, una sapienza pastorale, spirituale, teologica.
La sapienza – così ci è stato detto poco fa – è «uno spirito che ama l’uomo» (Sap 1,6). All’origine di una realtà come il nostro Collegio – nato per sostenere la formazione dei giovani nel ministero sacerdotale – sta l’amore per l’essere umano e per tutto ciò che è autenticamente umano: solo chi è animato da questo amore sa impegnarsi nella formazione dei giovani.
Oggi ricordiamo i cardinali Domenico e Angelo Capranica, ringraziando Dio per “l’amore per l’uomo” che essi hanno saputo esprimere.
Assieme a loro ricordiamo tutti i defunti della famiglia Capranica.
Celebrando la Messa in suffragio dei defunti noi non ricordiamo tanto quello che sappiamo di loro: in alcuni casi è possibile avere dei ricordi, in molti altri no. Ricordiamo piuttosto quello che Dio ha visto e vede in loro. È lui che ci conosce, “quando sediamo e quando ci alziamo”(cf. Sal 138), quando siamo vivi e quando siamo morti. La preghiera per i defunti è una pratica attraverso la quale noi uniamo il nostro sguardo a quello di Dio: egli vede ciò che in ciascuno dei defunti va purificato, va trasfigurato e glorificato.
Una parola sul Vangelo. Il brano di Luca ci mette di fronte a due scandali. Lo scandalo che fa morire e lo scandalo che fa vivere. Il primo è quello di chi impedisce agli altri, in particolare ai più piccoli, di gustare il dono della vita e della libertà. Il secondo è lo scandalo di un perdono che non conosce misura. Di fronte alla prospettiva di un perdono che si ripete ogni volta che il fratello è pentito, noi tendiamo a scandalizzarci, pensando: “ci sarà pure un limite..”.
Abbiamo bisogno di sapienza, per non scandalizzare i piccoli e per non lasciarci scandalizzare dalla misericordia. È la sapienza della fede che, per quanto piccola, riesce a fare ciò che sembra impossibile (cf. Lc 17,6).
Invochiamo il dono di questa sapienza. Chiediamo che crescano in noi la sapienza della fede e una fede sapiente, anche per portare avanti nel modo migliore la storia avviata dai cardinali Domenico e Angelo Capranica.